Versi in giallo

 di Marco Savelli, AES OTS

Riceviamo e pubblichiamo uno scritto in versi del nostro associato che, dopo anni passati lungo le fasce laterali dei terreni di gioco, nel ruolo di assistente arbitrale, ritorna a prendere il fischietto nei campi di periferia! Image

E' domenica mattina
sono a spasso con Michela e Martina

Mi chiama il presidente
a qualcuno duole "il dente"

Ho un rifiuto in quel di Muraglia
che sarà successo a sta "canaglia"?

Adesso a mia moglie che racconto
con Lucia non posso fare il tonto!

Le gemelle tanto sono a dormire
mi tocca solo prendere il borsone e partire

Ed in macchina mi muovo
tanto che ci sarà mai di nuovo?

Son passati ormai sei anni
speriam solo di non fare i danni

Il presidente mi raccomanda: pochi rossi
Massimo, stai tranquillo, spacco solo "gli ossi"!

Arrivo al campo e non c'è nessuno
non sanno che è arrivato il numero uno?!

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Il Personaggio della Settimana: Ilaria Cleri

a cura della redazione

Ilaria Cleri è Imagearbitro dal 2005. Cominciando giovanissima questa esperienza ha potuto, a soli 19 anni, debuttare nel campionato di seconda categoria la scorsa settimana. Ma questo è solo l'inizio. In bocca al lupo a lei per la sua avventura all'interno del fantastico mondo dell'arbitraggio.

Hai incarichi associativi? Se sì, quali? No, ma collaboro volentieri per tenere aggiornato il sito sezionale.

Come è cominciata la tua avventura all'interno dell'Associazione Italiana Arbitri e come ti trovi attualmente? Seguo il calcio fin da piccola e la curiosità di conoscere la figura dell’arbitro e le regole del gioco del calcio mi ha spinto ad intraprendere quest’avventura. “Purtroppo”, però, quando presi questa decisione avevo solo 13 anni, così ho dovuto aspettare un anno e mezzo prima di frequentare il corso e diventare a tutti gli effetti un arbitro. Oggi dico a tutti che è stata una bellissima scelta che mi diverte, mi gratifica e soprattutto mi ha portato ad incontrare tanti veri amici.

Che cosa diresti ad un giovane come te per convincerlo a diventare arbitro? Consiglio a tutti di intraprendere quest’ avventura, indipendentemente dall’età, perché l’arbitraggio è uno sport unico: forma il carattere e insegna a rapportarsi con le persone attraverso il dialogo, due qualità molto importanti non solo nell’arbitraggio ma, più in generale, nella vita quotidiana. Scendere in campo è sicuramente il momento più atteso e divertente per un arbitro, ma soprattutto consiglierei ad un giovane di frequentare assiduamente la vita associativa perché è lì che si intrecciano amicizie e si resta legati a quest’ambiente.

Descrivici le emozioni che hai provato nel tuo debutto in seconda categoria. Il debutto in Seconda categoria è stato un momento molto emozionante non solo all’interno dei 90’ di gioco. Quando ho letto la designazione il mio primo pensiero è andato ad un anno e mezzo fa quando pensavo che per un problema fisico non sarei più scesa in campo… e invece eccomi a fischiare un altro esordio. Come tutte le settimane ho aspettato la gara con gioia e con un pizzico d’emozione (nei primi minuti si è vista eccome…), è andata benino anche se c’è sempre tanto da migliorare, ma sicuramente farò tesoro dei consigli di un osservatore esperto come Carrubba. E poi, tra i tanti “in bocca al lupo” che ho ricevuto, c’è stato anche quello speciale del mio idolo Rizzoli!!! Infine, un grande “grazie” va a tutte le persone che in questi 5 anni di attività hanno contribuito al mio processo di crescita come persona, in primis, e come arbitro e poi a tutti coloro che mi vogliono bene (famiglia, amici…) che sono quelli che fanno i sacrifici più grandi nel sopportare la nostra assenza quando il fine settimana seguiamo la nostra passione.

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Il Personaggio della Settimana: Claudio Gasparini

a cura della redazione

Claudio Gasparini, 31 anni di tessera, è componente dell’organo tecnico sezionaImagele. Designa, insieme al Presidente di sezione, le gare di seconda e terza categoria ma più in generale mette a disposizione la sua esperienza per aiutare i giovani a crescere prima come persone e poi come arbitri.

Cosa vuol dire per te essere arbitro? E perchè hai scelto di far parte dell'organo tecnico sezionale? Essere arbitri è un’esperienza di vita e se una persona entra nell’Associazione e si appassiona, difficilmente riesce ad abbandonarla perché nell’associazione stessa si trova tutto quello che uno cerca  nella vita di tutti i giorni: partecipazione, aiuto, conforto, solidarietà. E poi c’è anche il risvolto tecnico che, per quel che mi riguarda, mi permette di esprimere le mie capacità prima da arbitro e oggi da osservatore e dirigente nella veste di “talent-scout” con l’intento di scoprire e valorizzare ragazzi che  se non fossero venuti ad arbitrare forse ora non praticherebbero nessuna attività sportiva.

Che suggerimento daresti ad un giovane arbitro? I suggerimenti sono quelli che diamo tutti i giorni e che i ragazzi con difficoltà riescono ad immedesimarsi nelle cose che noi vorremmo. E con il passare del tempo e con la maturazione i giovani arbitri raggiungono questo scopo, quello di avere  completa fiducia nei dirigenti che li “allevano”. Quando ci sono risultati positivi loro sono contenti e ripongono nuovamente fiducia nei dirigenti. E questo è un atto di soddisfazione importante.

Quale evento ricordi più volentieri dei tuoi trascorsi arbitrali? E qual è l'aneddoto più curioso? Bè, gli episodi ce ne sono tanti. Il più eclatante risale a tanti anni fa quando nelle vesti dell’allora guardalinee, oggi assistente, ebbi un episodio abbastanza curioso: io, in disaccordo con l’arbitro e per le intemperanze del pubblico, abbandonai il mio ruolo e me ne tornai nello spogliatoio. Ma c’è un’intera storia dietro che già scrissi nel giornalino degli arbitri diversi anni fa.

Quali sono, secondo te, le caratteristiche più importanti che un grande arbitro dovrebbe avere? E’ sempre il solito dilemma: arbitri si nasce o si diventa. Chiaro che, come in tutte le cose, chi ha talento se poi si affida a quelle che sono le “guide” dettate da esperienza e capacità dirigenziali può diventare un grande arbitro. Deve comunque avere anche un temperamento forte (temperamento forte non significa obbligatoriamente carattere forte) . Se uno ha temperamento e a fianco del temperamento ci sono le doti dell’umiltà e del sacrificio i risultati arrivano e si va anche lontano.

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