Il Personaggio della Settimana: Claudio Gasparini

a cura della redazione

Claudio Gasparini, 31 anni di tessera, è componente dell’organo tecnico sezionaImagele. Designa, insieme al Presidente di sezione, le gare di seconda e terza categoria ma più in generale mette a disposizione la sua esperienza per aiutare i giovani a crescere prima come persone e poi come arbitri.

Cosa vuol dire per te essere arbitro? E perchè hai scelto di far parte dell'organo tecnico sezionale? Essere arbitri è un’esperienza di vita e se una persona entra nell’Associazione e si appassiona, difficilmente riesce ad abbandonarla perché nell’associazione stessa si trova tutto quello che uno cerca  nella vita di tutti i giorni: partecipazione, aiuto, conforto, solidarietà. E poi c’è anche il risvolto tecnico che, per quel che mi riguarda, mi permette di esprimere le mie capacità prima da arbitro e oggi da osservatore e dirigente nella veste di “talent-scout” con l’intento di scoprire e valorizzare ragazzi che  se non fossero venuti ad arbitrare forse ora non praticherebbero nessuna attività sportiva.

Che suggerimento daresti ad un giovane arbitro? I suggerimenti sono quelli che diamo tutti i giorni e che i ragazzi con difficoltà riescono ad immedesimarsi nelle cose che noi vorremmo. E con il passare del tempo e con la maturazione i giovani arbitri raggiungono questo scopo, quello di avere  completa fiducia nei dirigenti che li “allevano”. Quando ci sono risultati positivi loro sono contenti e ripongono nuovamente fiducia nei dirigenti. E questo è un atto di soddisfazione importante.

Quale evento ricordi più volentieri dei tuoi trascorsi arbitrali? E qual è l'aneddoto più curioso? Bè, gli episodi ce ne sono tanti. Il più eclatante risale a tanti anni fa quando nelle vesti dell’allora guardalinee, oggi assistente, ebbi un episodio abbastanza curioso: io, in disaccordo con l’arbitro e per le intemperanze del pubblico, abbandonai il mio ruolo e me ne tornai nello spogliatoio. Ma c’è un’intera storia dietro che già scrissi nel giornalino degli arbitri diversi anni fa.

Quali sono, secondo te, le caratteristiche più importanti che un grande arbitro dovrebbe avere? E’ sempre il solito dilemma: arbitri si nasce o si diventa. Chiaro che, come in tutte le cose, chi ha talento se poi si affida a quelle che sono le “guide” dettate da esperienza e capacità dirigenziali può diventare un grande arbitro. Deve comunque avere anche un temperamento forte (temperamento forte non significa obbligatoriamente carattere forte) . Se uno ha temperamento e a fianco del temperamento ci sono le doti dell’umiltà e del sacrificio i risultati arrivano e si va anche lontano.

Chi è il tuo arbitro preferito? Oggi siamo tutti orientati verso le prestazioni di Tagliavento. Mi piace. Ma io sono ancora legato al modo di arbitrare del mitico Agnolin.

Un tuo pregio ed un tuo difetto? I difetti sono più di uno. Quello più importante è che mi  arrabbio facilmente:  mi arrabbio con i ragazzi che vengono qualche volta intimoriti ma poi andiamo tutti d’accordo. Prima il bastone e poi la carota! I pregi? Mah, non lo so.

Sei soddisfatto dell'andamento degli arbitri OTS fin qui e quali sono gli obiettivi per questa stagione? Dell’andamento tecnico-sezionale sono particolarmente soddisfatto perché insieme al Presidente di Sezione e a tutto il Consiglio Direttivo abbiamo raggiunto degli obiettivi importanti: ci sono state tante promozioni a livello nazionale, ci sono tanti arbitri giovani inseriti negli organi tecnici regionali. Tutto questo è positivo. La cosa che mi aspetto quest’anno, a parte i soliti esordi che arriveranno a breve, è che i giovani arbitri, ma non solo i giovani arbitri, riescano a comunicare con i loro amici e con i loro conoscenti trasmettendo quelle che sono le sensazioni positive della loro appartenenza  invitando questi amici a fare una visita in sezione perché sostanzialmente gli arbitri mancano sempre. Dovete portarli. Fate visitare la sezione e illustrate l’ambiente e l’organizzazione e poi magari il Presidente, con la sua abilità, riesce anche a farli avvicinare e a farli provare questa nuova esperienza che ripeto è un’esperienza sportiva importante ma è allo stesso tempo una scuola di vita che dà la possibilità ai ragazzi che entrano in età giovanile di formarsi, di divertirsi ma sicuramente nel corso degli anni hanno la possibilità di dire che sono cresciuti, sono diventati uomini grazie anche all’associazione ed è, appunto, una grossa scuola di vita.

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