Il Personaggio della Settimana: Ilaria Cleri
a cura della redazione
Ilaria Cleri è arbitro dal 2005. Cominciando giovanissima questa esperienza ha potuto, a soli 19 anni, debuttare nel campionato di seconda categoria la scorsa settimana. Ma questo è solo l'inizio. In bocca al lupo a lei per la sua avventura all'interno del fantastico mondo dell'arbitraggio.
Hai incarichi associativi? Se sì, quali? No, ma collaboro volentieri per tenere aggiornato il sito sezionale.
Come è cominciata la tua avventura all'interno dell'Associazione Italiana Arbitri e come ti trovi attualmente? Seguo il calcio fin da piccola e la curiosità di conoscere la figura dell’arbitro e le regole del gioco del calcio mi ha spinto ad intraprendere quest’avventura. “Purtroppo”, però, quando presi questa decisione avevo solo 13 anni, così ho dovuto aspettare un anno e mezzo prima di frequentare il corso e diventare a tutti gli effetti un arbitro. Oggi dico a tutti che è stata una bellissima scelta che mi diverte, mi gratifica e soprattutto mi ha portato ad incontrare tanti veri amici.
Che cosa diresti ad un giovane come te per convincerlo a diventare arbitro? Consiglio a tutti di intraprendere quest’ avventura, indipendentemente dall’età, perché l’arbitraggio è uno sport unico: forma il carattere e insegna a rapportarsi con le persone attraverso il dialogo, due qualità molto importanti non solo nell’arbitraggio ma, più in generale, nella vita quotidiana. Scendere in campo è sicuramente il momento più atteso e divertente per un arbitro, ma soprattutto consiglierei ad un giovane di frequentare assiduamente la vita associativa perché è lì che si intrecciano amicizie e si resta legati a quest’ambiente.
Descrivici le emozioni che hai provato nel tuo debutto in seconda categoria. Il debutto in Seconda categoria è stato un momento molto emozionante non solo all’interno dei 90’ di gioco. Quando ho letto la designazione il mio primo pensiero è andato ad un anno e mezzo fa quando pensavo che per un problema fisico non sarei più scesa in campo… e invece eccomi a fischiare un altro esordio. Come tutte le settimane ho aspettato la gara con gioia e con un pizzico d’emozione (nei primi minuti si è vista eccome…), è andata benino anche se c’è sempre tanto da migliorare, ma sicuramente farò tesoro dei consigli di un osservatore esperto come Carrubba. E poi, tra i tanti “in bocca al lupo” che ho ricevuto, c’è stato anche quello speciale del mio idolo Rizzoli!!! Infine, un grande “grazie” va a tutte le persone che in questi 5 anni di attività hanno contribuito al mio processo di crescita come persona, in primis, e come arbitro e poi a tutti coloro che mi vogliono bene (famiglia, amici…) che sono quelli che fanno i sacrifici più grandi nel sopportare la nostra assenza quando il fine settimana seguiamo la nostra passione.
Come definiresti il tuo modo di arbitrare? A chi ti ispiri e chi è il tuo arbitro preferito? Il mio è un modo di arbitrare semplice e con personalità. Il mio idolo è da sempre Nicola Rizzoli, una persona che ho la fortuna di conoscere e quindi di stimare enormemente non solo sotto il profilo tecnico ma anche sotto quello umano. Mi piace molto il suo modo di farsi rispettare in campo attraverso il dialogo coi calciatori.
Un tuo pregio ed un tuo difetto? Mi ci vuole troppo ad elencare tutti i difetti… :D Un mio pregio, invece, è quello di non mollare mai!!!
Quali sono i tuoi sogni e le tue aspettative per il futuro? Penso che il sogno di ogni giovane che si avvicina a questo bellissimo sport sia quello di poter calcare un giorno stadi importanti di Serie A. Comunque al momento non ho ambizioni particolari, il mio obiettivo è sempre quello di impegnarmi e dare il massimo per poi aspirare alla categoria successiva perché solo attraverso un lavoro costante e un grande spirito di abnegazione si possono raggiungere i traguardi ambiti. Da arbitro donna mi auspico un giorno di vedere meno pregiudizi da parte del mondo del calcio in generale e mi piacerebbe vedere che la gente va allo stadio solo per godersi una partita di calcio, affinché l’arbitro sia solo una comparsa e non un protagonista negativo solo per un rigore non dato o per un fuorigioco sbagliato.