Riunione con l'arbitro internazionale C5, Angelo Galante
di Ilaria Cleri, AE OTR
Nella riunione tecnica di giovedì 20 marzo la sezione di Pesaro ha avuto l'immenso piacere di ospitare l'arbitro Internazionale di calcio a 5 Angelo Galante della limitrofa sezione di Ancona. Galante vanta un curriculum prestigioso nella sua carriera arbitrale: all'attivo, infatti, 10 anni di CAN 5, tre finali di Coppa Italia negli ultimi quattro anni, nonché arbitro FIFA dal 2012. Davanti ad una sala gremita per l'occasione, Galante ha esordito dicendo di sentirsi come in famiglia grazie all'amicizia che da anni lo lega alla sezione pesarese, in particolare con il Presidente di Sezione Luca Foscoli. Con grande eleganza e simpatia, lo stesso Galante ha ripercorso un breve excursus dei suoi trascorsi arbitrali, ricordando alcuni frammenti della sua carriera dagli esordi nei campi del Futsal regionale fino ai palcoscenici più prestigiosi di tutta Europa, analizzando le differenze in termini di preparazione alla gara nelle due diverse realtà. C'è una sfumatura importante tra l'essere arbitro e il fare l'arbitro, perché, nel primo caso, essere orgogliosi di appartenere a questa Associazione rende unica questa esperienza di vita, in uno sport dove passione e sani valori non possono essere divisi dal semplice far rispettare le regole in campo. Per arbitrare, inoltre, non è sufficiente una buona preparazione atletica e la conoscenza del regolamento, bensì è necessario un'ottimo training mentale perché è importante prepararsi all'evento inaspettato e saper reagire con lucidità e freddezza in modo da prendere la decisione giusta, soprattutto in uno calcio molto veloce e tecnico come quello del Futsal, in cui, mediamente, si prendono 40-50 decisioni a gara.
Per arrivare a dirigere una gara di livello serve tanto lavoro al fine di diminuire al minimo la sorpresa in gara; per questo si studiano le squadre, le tattiche di gioco, le caratteristiche dell'impianto di gioco ed il fattore pubblico; in particolare, è dal brifing che ci si inizia a calare nella mentalità della gara, momento in cui si stabiliscono le competenze tecniche e si creano legami all'interno squadra arbitrale. L'attenzione si ė spostata, infine, sulla visione del filmato della recente finale di Coppa Italia delle Final Eight disputata a Pescara tra le finaliste Acqua&Sapone vs Lazio, diretta dal duo d'eccezione Galante-Daidone, in cui lo stesso Angelo, con grande umiltà e semplicità, ha analizzato gli episodi chiave della gara, sottolineando l'importanza della collaborazione coi colleghi al fine di parlare la stessa lingua arbitrale ed essere credibili in ogni circostanza. È stata una riunione tecnica molto formativa soprattutto da un punto di vista umano, in cui ogni arbitro ha saputo certamente cogliere spunti per la propria crescita personale, senza dimenticare che ognuno di noi nel proprio percorso di crescita non può prescindere dal lavoro unito ad una buona dose di umiltà, perché, come ricordato dal nostro illustre ospite, "per arrivare ad un obiettivo non basta talento, ci vuole lavoro e sacrificio quotidiano, nello sport come nella vita".
Per arrivare a dirigere una gara di livello serve tanto lavoro al fine di diminuire al minimo la sorpresa in gara; per questo si studiano le squadre, le tattiche di gioco, le caratteristiche dell'impianto di gioco ed il fattore pubblico; in particolare, è dal brifing che ci si inizia a calare nella mentalità della gara, momento in cui si stabiliscono le competenze tecniche e si creano legami all'interno squadra arbitrale. L'attenzione si ė spostata, infine, sulla visione del filmato della recente finale di Coppa Italia delle Final Eight disputata a Pescara tra le finaliste Acqua&Sapone vs Lazio, diretta dal duo d'eccezione Galante-Daidone, in cui lo stesso Angelo, con grande umiltà e semplicità, ha analizzato gli episodi chiave della gara, sottolineando l'importanza della collaborazione coi colleghi al fine di parlare la stessa lingua arbitrale ed essere credibili in ogni circostanza. È stata una riunione tecnica molto formativa soprattutto da un punto di vista umano, in cui ogni arbitro ha saputo certamente cogliere spunti per la propria crescita personale, senza dimenticare che ognuno di noi nel proprio percorso di crescita non può prescindere dal lavoro unito ad una buona dose di umiltà, perché, come ricordato dal nostro illustre ospite, "per arrivare ad un obiettivo non basta talento, ci vuole lavoro e sacrificio quotidiano, nello sport come nella vita".