Colto in contropiede
di Manuel De Luca, AE OTS
Mi hanno chiesto di scrivere un articolo per parlare di cosa significa e di cosa ha significato fin ora essere arbitro. Anche se solo un anno fa frequentavo il corso, credo che per descrivere fino in fondo il significato di questo nuovo "ruolo" ci vorrebbe un libro… per cui farò un riassuntino!
L'idea è nata quasi per scherzo mentre parlavo con un mio amico di classe che aveva visto il "cartellone pubblicitario" del nuovo corso. Il primo della sezione a contattarmi fu il caro Luca Foscoli che mi indicò gli orari del corso, l'indirizzo della sede e informazioni varie.
Fin da subito, mettendo piede in sezione, ho capito che tipo di ambiente era quello degli arbitri… e mi piaceva molto: ho avuto l'occasione di conoscere tante nuove persone, tanti nuovi amici.
Quella degli arbitri è, dunque, una seconda famiglia, in cui chi ha più esperienza di te può aiutarti a crescere sia come arbitro che come persona.
Anche il "duro allenamento" è diventato un piacere e sono fiero di essere entrato pienamente nello spirito del gruppo.
Il titolo del mio modesto articolo è dovuto al fatto di aver avuto grosse soddisfazioni anche dal punto di vista arbitrale (tecnicamente parlando). La sezione ha voluto darmi molta fiducia e spero con tutto il cuore di averla in qualche modo ripagata. Solo ad ottobre dell'anno appena passato facevo le prime partite di giovanissimi provinciali e, nonostante ciò, durante i primi mesi del nuovo anno ho già potuto arbitrare nei campi di seconda categoria. Sotto la guida del presidente, dei suoi collaboratori, del "sempre giovane" Angelo Alberghetti credo di essere cresciuto molto da tutti i punti di vista. Sono stato seguito molto quest'anno e mi sento completamente ripagato. Non potrò mai dimenticare la prima partita, il primo calcio di rigore, la prima ammonizione, il primo "insulto". L'emozione per una partita è sempre forte e questo è sintomo di una passione che ormai mi ha preso e che spero che non mi abbandoni. Ho avuto anche modo, durante le riunioni tecniche che ciascun arbitro deve frequentare, di riuscire a conoscere alcuni degli arbitri di serie A e questo è stato molto interessante: vedere come, nonostante si trovino a certi livelli, riescano a mantenere un carattere pacato e semplice, a rispondere con semplicità alle domande di noi giovani, a darci buoni consigli… è molto apprezzabile.
Dunque è questa la mia impressione della vita arbitrale, una vita di continua crescita, di continuo miglioramento, una vita migliore!
L'idea è nata quasi per scherzo mentre parlavo con un mio amico di classe che aveva visto il "cartellone pubblicitario" del nuovo corso. Il primo della sezione a contattarmi fu il caro Luca Foscoli che mi indicò gli orari del corso, l'indirizzo della sede e informazioni varie.
Fin da subito, mettendo piede in sezione, ho capito che tipo di ambiente era quello degli arbitri… e mi piaceva molto: ho avuto l'occasione di conoscere tante nuove persone, tanti nuovi amici.
Quella degli arbitri è, dunque, una seconda famiglia, in cui chi ha più esperienza di te può aiutarti a crescere sia come arbitro che come persona.
Anche il "duro allenamento" è diventato un piacere e sono fiero di essere entrato pienamente nello spirito del gruppo.
Il titolo del mio modesto articolo è dovuto al fatto di aver avuto grosse soddisfazioni anche dal punto di vista arbitrale (tecnicamente parlando). La sezione ha voluto darmi molta fiducia e spero con tutto il cuore di averla in qualche modo ripagata. Solo ad ottobre dell'anno appena passato facevo le prime partite di giovanissimi provinciali e, nonostante ciò, durante i primi mesi del nuovo anno ho già potuto arbitrare nei campi di seconda categoria. Sotto la guida del presidente, dei suoi collaboratori, del "sempre giovane" Angelo Alberghetti credo di essere cresciuto molto da tutti i punti di vista. Sono stato seguito molto quest'anno e mi sento completamente ripagato. Non potrò mai dimenticare la prima partita, il primo calcio di rigore, la prima ammonizione, il primo "insulto". L'emozione per una partita è sempre forte e questo è sintomo di una passione che ormai mi ha preso e che spero che non mi abbandoni. Ho avuto anche modo, durante le riunioni tecniche che ciascun arbitro deve frequentare, di riuscire a conoscere alcuni degli arbitri di serie A e questo è stato molto interessante: vedere come, nonostante si trovino a certi livelli, riescano a mantenere un carattere pacato e semplice, a rispondere con semplicità alle domande di noi giovani, a darci buoni consigli… è molto apprezzabile.
Dunque è questa la mia impressione della vita arbitrale, una vita di continua crescita, di continuo miglioramento, una vita migliore!