Il Personaggio della Settimana: Antonio Bufano

a cura della redazione

ImagePer il primo numero della seconda edizione di questa rubrica, abbiamo deciso di intervistare Antonio Bufano, giovane arbitro 23enne che è entrato nell'Associazione da pochi mesi ma ha una grande passione. In bocca al lupo Antonio per la carriera all'interno di questa grande famiglia!

Com'è cominciata la tua avventura all'interno dell'Associazione Italiana Arbitri e come ti trovi attualmente? La mia avventura all’interno dell’AIA è cominciata molto bene. Ho disputato la mia prima partita solo il 30 marzo, quindi solo pochissimi mesi fa (soprattutto se si considera la sosta estiva), ma sono contento di come stiano andando le cose. Fino ad ora ho incontrato pochi nodi lungo la mia strada e ricevuto spesso complimenti a fine partita, che mi han fatto piacere soprattutto quando li ho ricevuti da alcuni componenti della squadra risultata sconfitta. Devo dire che all’interno della sezione c’è un bel clima, un bel gruppo allegro e abbastanza unito e solidale, che ho avuto la fortuna di conoscere, seppur solo in parte, nel raduno sezionale tenutosi a Fano nei primi giorni di settembre. Son convinto di esser privilegiato ad esser capitato in una sezione organizzata rispetto ad altre. Sono soddisfatto, e non è una frase retorica. Spero di non cambiar presto idea.

Cosa vuol dire per te essere arbitro? Questa ritengo sia una domanda molto profonda e son sicuro che non sarò in grado di riuscire a scrivere per intero quello che sento dentro. Di sicuro è motivo di grande orgoglio. Io mi ritengo arbitro fuori dal campo prima ancora di esserlo sul terreno di gioco. Ho sempre avuto una fissa per il rispetto delle regole, e non mi riferisco ad un rispetto rigido derivante da un’autorità che si impone. Per rispetto intendo una consapevolezza che quel seguire determinate norme di vita, prima che di calcio e di sport, sia motivo di orgoglio e dignità propri. Non mi son mai piaciute le figure autoritarie che nel corso della storia hanno ottenuto rispetto con la forza, ma al contrario ho sempre provato una forte ammirazione e una gran stima per tutti coloro i quali riuscissero nel tempo ad ottenere rispetto e considerazione dagli altri senza muovere un dito, ma solo per mezzo della propria personalità, del loro carisma e del loro entusiasmo. Ed è questa la sfida che perseguo, la molla che mi spinge davvero a fare l’arbitro. Riuscire in quella sfida immensamente affascinante di essere un giudice efficace pur non comportandosi in modo burbero e autoritario, cercando di ottenere il rispetto degli altri dandolo prima degli altri in prima persona. Riuscire a creare un’interazione con i calciatori e i dirigenti quanto più vicina possibile a quella ideale. Per farlo ovviamente ci vuole esperienza, per ora posso metterci il mio carattere e tanto lavoro, che tanto più sarà quanto più sarà la mia voglia di continuare a mettermi in discussione.

Raccontaci le tue emozioni del debutto in Juniores. Non ci sono state grosse novità rispetto ai campionati Allievi. Probabilmente ho notato più differenza tra i Giovanissimi e gli Allievi, anche a livello tecnico e di gioco. Comunque nessuna emozione particolare.

Quale evento ricordi più volentieri dei tuoi trascorsi arbitrali? E qual è l'aneddoto più curioso? Mah, ce ne sarebbero tanti. Quello che più spesso mi viene in mente è un episodio al debutto. L’accompagnatore di quella mia prima partita, il sig. Andrea Mei, non contento del suono del mio fischio durante il primo tempo, negli spogliatoi durante l’intervallo mi chiese di fischiare più forte che potessi, per farmi capire in che modo e con che forza avrei dovuto fischiare di lì in poi. Dopo tre-quattro super fischi i calciatori nell’intervallo mi avran sicuramente preso per pazzo. Ma di sicuro è stato un episodio che mi è molto servito di lì in avanti. Oramai sono un super esperto del fischio. Un altro episodio particolarmente simpatico è stato sentire dagli spalti durante il riscaldamento pr partita una frase del tipo “arbitro, non fare il figo!!!”.

Che suggerimento daresti ad un giovane arbitro Nonostante i miei 23 anni (che compio il 12 ottobre) sono un giovane arbitro anch’io, quindi proprio non mi sento di dare consigli a parte il rimanere se stessi e tenere bene a mente che si può spesso sbagliare, così come capita di sbagliare a tutti gli esseri umani. L’unico errore da non commettere (o perlomeno quello che cerco di non commettere io in primis) è quello di lasciar correre o far finta di non aver sentito insulti e provocazioni al nostro indirizzo.. La gente deve rispettarci, e se non lo fa è anche perché abbiam la nostra parte di responsabilità…. Questo modo generale di trattar gli arbitri e denigrarli non va accettato e preso come normale per il semplice fatto che sia ormai una consuetudine, perché normale non lo è. La gente che non rispetta la figura dell’arbitro non rispetta noi, il ruolo che ricopriamo e il suo stesso ruolo di calciatore. Perciò comportamenti del genere non andrebbero mai giustificati.

Raccontaci dell'esperienza del raduno sezionale. In una sola parola: SORPRENDENTE. Tante belle conoscenze, la scoperta di un bel gruppo, lezioni entusiasmanti e frasi che hanno lasciato il segno. Divertimento puro nonostante ci sian stati momenti in cui si è faticato. Senza il raduno, di sicuro non sarei partito con lo stesso entusiasmo per la nuova stagione.

Qual è l'obiettivo che speri di raggiungere in questa stagione e quali sono le tue aspettative per il futuro? Partendo dalla consapevolezza che mi ci vedo un po’portato come indole in questo “mestiere”, l’obiettivo è quello di cercare di migliorarmi partita dopo partita facendo tesoro delle esperienze raccolte sui campi e, non per ultime le indicazioni colte sui terreni che vedono impegnati anche miei colleghi arbitri. Mi capita spesso di guardare partite di arbitri con occhio molto critico e costruttivo, cercando di rubare qua e là qualcosa che mi colpisce particolarmente e cercar di far mio quel particolare. Col tempo ho imparato a non avere mai grandi aspettative per il futuro, col tempo prenderò quello che mi verrà concesso tranquillamente, in tutta serenità, come sempre.  

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