Il Personaggio della Settimana: Davide Cascone
a cura della redazione
Oggi intervistiamo Davide Cascone (34enne) che tre anni fa ha deciso di entrare all'interno dell'Associazione Italiana Arbitri. Dirige le gare di calcio a 11 e calcio a 5 a livello provinciale dimostrando sempre una grande passione in quello che fa, dentro il campo e fuori. In bocca al lupo.
Com’è cominciata la tua avventura all’interno dell’Associazione Italiana Arbitri e come ti trovi attualmente? Premetto che dall’età di 10 anni ho sempre giocato a calcio e che mai mi era passato per la mente di fare l’arbitro, anche se mi era capitato spesso di fare l’arbitro in partite tra amici, forse ero portato e non lo sapevo.La mia avventura all’interno dell’AIA è iniziata circa tre anni fa, dopo che un mio collega Carabiniere, che aveva intrapreso la carriera di arbitro alcuni anni prima, mi ha raccontato con entusiasmo della sua avventura. Un giorno preso anch’io dall’entusiasmo, alla tenera età di 31 anni, ho deciso di fare il corso e di diventare un arbitro di calcio. Attualmente sono orgoglioso di far parte di questa associazione, che con il passare del tempo si è rivelata una vera è propria famiglia, dove tutti gli associati hanno una sola comunione di intenti, quello di permettere a tutti di giocare al più bel giuoco del mondo, il calcio. L’unico rimpianto che ho è quello di non aver iniziato prima ad arbitrare, oggi a qualsiasi ragazzo di 15 anni consiglierei senza dubbi di fare l’arbitro, perché oltre a dargli tante soddisfazioni, li fa maturare molto prima rispetto ai loro coetanei. La mia professione di Carabiniere ha molto similitudini con la professione di arbitro, diciamo che la prima aiuta l’altra, ma anche l’altra aiuta la prima. Quando scendo in campo non ho nessun timore nei confronti dei calciatori, dei dirigenti e soprattutto del pubblico, questo mi aiuta ad arbitrare con la dovuta serenità e con quella imparzialità che mi ha sempre contraddistinto.
Che suggerimento daresti ad un giovane arbitro? Ad un giovane arbitro l’unico consiglio che posso dare è quello di scendere in campo consapevoli che non possiamo riuscire a vedere tutto, è che a volte scusarsi con gli addetti per non essere riusciti a vedere bene, ci rende più umani e meno prepotenti. Un altro consiglio che mi permetto di dare ai giovani è quello di provare ad arbitrare il Calcio a 5, io l’ho provato e vi assicuro che vi da tante soddisfazioni, ma soprattutto una prospettiva di carriera molto più semplice rispetto al settore Calcio.
Cosa vuol dire per te essere arbitro? Essere arbitro per me vuol dire avere responsabilità, ogni incontro per me è come una missione, sono soddisfatto solo quando la squadra che perde si complimenta per la direzione della gara.
Come definiresti il tuo modo di arbitrare? Chi è il tuo arbitro preferito? Il mio modo di arbitrare lo definisco assai deciso, non faccio intravedere che ho dei dubbi quando prendo una decisione. Non ho un arbitro preferito, ma mi avvicino per i suoi modi di fare a Morganti.
Quale evento ricordi più volentieri dei tuoi trascorsi arbitrali? E qual è l’aneddoto più curioso? Non ricordo particolarmente un incontro di calcio rispetto ad un’altro, anche perché mi capita spesso di arbitrare dei derby e degli incontri al vertice. L’unico evento che ricordo di più dei miei trascorsi arbitrali, è la direzione della finale dei Play Off di 3^ Categoria del campionato scorso. Non ho un aneddoto in particolare, l’unica cosa che posso raccontare è che prima di ogni incontro, mi tocca andare in bagno per la tensione che ho addosso.
Un tuo pregio ed un tuo difetto? Il mio difetto, ma a volte diventa un pregio, è quello che in certe situazioni mi metto nei panni dei calciatori e dei dirigenti, anche perché in passato ho coperto questi ruoli e capisco certe reazioni che, chi nella vita ha solo arbitrato, a volte non possono essere comprese ed accettate.
Qual è l’obiettivo che speri di raggiungere in questa stagione e quali sono le tue aspettative per il futuro? Per l’età che ho non posso avere tante aspettative per il futuro, sono cosciente che non posso arbitrare in categorie superiori rispetto a quelle che arbitro attualmente, questo non vuol dire che non ho stimoli, perché il mio obbiettivo è quello di migliorare sempre.