Il Personaggio della Settimana: Andrea Bindella

a cura della redazione
 
Riapriamo questa rubrica, dopo la pausa per le festività natalizie, con l'intervista ad uno dei migliori fischietti della sezione di Pesaro. Stiamo parlando di Andrea Bindella, giovane arbitro che sta dirigendo partite di Eccellenza sempre più importanti. In bocca a lupo da parte di tutta la sezione.
 
Che cosa vuol dire per te essImageere arbitro? Secondo me essere arbitro significa essere consapevoli di essere all’interno di un grande gruppo. Un gruppo di colleghi, amici, tutti consapevoli che l’AIA è una grande palestra di vita. All’interno dell’ associazione bisogna compiere dei sacrifici che, però, con il tempo, verranno ripagati. Infatti, bisogna essere consapevoli del fatto che per arbitrare è necessario allenarsi, avere pazienza ed essere capace, a volte, di fare qualche rinuncia. Tutto questo, vi posso assicurare che inizialmente è difficile ma, quando iniziano ad arrivare le prime soddisfazioni, le prime belle partite, le prime belle parole da parte dei dirigenti, ci si sente estremamente soddisfatti e felici. Questo, chiaramente, porta a porsi sempre nuovi obiettivi, sempre più grandi e i sacrifici fatti per raggiungerli non verranno più considerati tali.  

Che cosa diresti ad un giovane come te per convincerlo a diventare arbitro? Per convincere un ragazzo ad intraprendere questa attività lo porterei a vedere un nostro allenamento. Infatti, pur essendo un momento un cui tutti diamo il massimo, facendo sforzi fisici importanti, riusciamo sempre a divertirci. Questo è lo spirito che caratterizza, fortunatamente, la nostra associazione. In effetti, noi oltre ad essere dei “colleghi”, siamo, soprattutto degli amici. Questo è una cosa bellissima, in quanto, (come dice anche il nostro presidente del C.R.A., Gustavo Malascorta); soltanto nella nostra associazione è possibile una cosa simile. Soltanto noi riusciamo, seppur con un minimo di competizione tra noi, ad essere felici per il nostro amico, anche quando, magari, va ad arbitrare la partita che avremmo voluto, pensato, sognato di dirigere noi!!

Quale evento ricordi più volentieri dei tuoi trascorsi arbitrali? E qual è l'aneddoto più curioso? Da questo punto di vista mi ritengo fortunato, in quanto, nella mia breve carriera arbitrale, sono riuscito a togliermi delle belle soddisfazioni che, però, non vorrei raccontarvi, almeno qui. La cosa, invece, che mi preme raccontarvi è l’evento che meglio ha caratterizzato il Polo di Fano!! Infatti, in data 1 Luglio 2010, in concomitanza con il mio compleanno, abbiamo deciso di fare una serata particolare… La cosiddetta Bar-atona: cena e poi, rigorosamente in bicicletta, giro di qualche bar per berci qualcosa… Ecco, questa è stata una serata particolare, direi bellissima perché eravamo tutti insieme, tutti arbitri, ma soprattutto grandissimi amici che grazie a questa associazione siamo riusciti a conoscerci e diventare una grande squadra. Per questo, secondo me, questo rimarrà un avvenimento che nessuno dei partecipanti, per un motivo o per un altro, riuscirà mai a dimenticarsi….
 
Come definiresti il tuo modo di arbitrare? A chi ti ispiri e qual è il tuo arbitro preferito? Io sono un arbitro a cui piace molto far giocare, sono un tipico arbitro inglese, anche se, qualche volta non è un atteggiamento premiante. A chi mi ispiro? Secondo me è inutile guardare la serie A, dove vediamo cose, atteggiamenti, decisioni che a noi nemmeno passano per la testa. Per questo, cerco di ispirarmi ad un arbitro a livelli nazionali e sicuramente più bravo di me: Andrea Mei. Andrea è un grandissimo amico che mi ha e mi sta insegnando tanto e che, puntualmente, sopporta le mie possibili lamentele del mercoledì.
 
Un tuo pregio ed un tuo difetto? Preferisco non rispondere, giudicatemi voi e poi fatemi sapere come la pensate.

Qual è l'obiettivo che speri di raggiungere in questa stagione? In questa stagione il mio unico obiettivo è cercare di arbitrare il maggior numero possibile di gare nel massimo campionato regionale e magari, al termine delle stagione, avere la possibilità di dirigere una finale.

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